L'ultima caccia di Buck
Riscaldato dal fuoco del bivacco, in una fresca serata che sembra già primavera, ripercorro la storia di Buck.
L'ho incontrato durante l'inizio della stagione della caccia ai castori, nelle Rocky Mountains, ed è stato amore a prima vista. Il vecchio Chuck me l'ha ceduto volentieri, per lui era sprecato, quel fiero husky nel pieno delle forze. Chuck non va più molto a caccia, passa le giornate seduto fuori dalla sua baracca, a lanciare invettive contro i roditori che gli passano davanti. E' vecchio, stanco e inacidito. Ma questa è un'altra storia.
Come spesso accade fra trapper e husky, io e Buck abbiamo deciso di unire le forze, perché quattro occhi sono meglio di due, quando si tratta di accumulare pelli da vendere a St.Louis. E anche perché stare troppo da soli, nelle Rocky, a volte ti fa perdere la bussola, non so se mi spiego.
Buck è un cane di razza, se devo dirla tutta, sono contento di aver incrociato la pista con lui. Man mano che le settimane passano, impariamo a conoscerci, ad apprezzarci, abbiamo tanto in comune. C'è qualcosa, nel modo di puntare di Buck, che ricorda le saette del buon Dio del Vecchio Testamento: nessuna possibile preda gli sfugge. Quasi per lui fosse una missione, più che un mestiere, quello del cane da caccia. Penso abbia a che fare con la sua storia, almeno come me l'ha raccontata il vecchio Chuck.
Tutto inizia un sacco di tempo fa (un sacco, pensando in termini di durata della vita di un cane), quando Buck era ancora un cucciolo. Buck e Odakota, il suo affezionato fratellino scovarono questo puma, o meglio, il puma trovò loro, mentre stavano riposando sotto uno sperone roccioso. Odakota fu il primo ad accorgersi della minaccia, e lanciò un latrato, che scosse il fratello dal leggero torpore, impossessatosi di lui dopo il pasto del mezzogiorno.
-Attaccalo!- abbaiò Buck, scattando sulle quattro zampe, mentre fissava il puma, che già si preparava a lanciarsi contro il fratellino.
dakota era immobilizzato dal terrore. Buck non perse la calma, ed digrignò le zanne, preparandosi ad attaccare il grosso felino.
-Attacca!- latrò ancora, senza risultato. Odakota pareva non sentirlo.
Buck stava per gettarsi contro il puma, per un corpo a corpo, senza pensare alle conseguenze, proprio nello stesso istante in cui il felino saltò su Odakota, che non fece nulla per difendersi. L'inerzia fece arretrare i due corpi, fino all'orlo del burrone alle loro spalle, e i due animali precipitarono lungo la scarpata, trascinando cespugli e rovi, fino a sparire nel fiume che scorreva in fondo. Buck rimase per lunghi momenti a fissare il punto dove suo fratello era scomparso, guaendo lamentosamente.
-A volte Odakota mi appare in sogno, e mi indica la via- pare dicano i suoi occhi, dentro cui si specchia il bagliore del fuoco. Lo prendo per buono.
Stiamo insieme ormai da quattro mesi, e Buck non perde occasione per dimostrarsi il miglior cane da caccia abbia mai incontrato. Forte, sveglio, sicuro di sé. Orsi, castori, opossum, non gli sfugge nulla, e il nostro bottino di pelli è ormai così abbondante, che potremmo già andare a St.Louis e incassare un bel malloppo. Solo che, come sempre, vogliamo esagerare, e questo ci costa caro. La sicurezza è un'arma a doppio taglio. Se sbagli nel giudicarti, sei fritto.
E' una bella mattinata, col sole che già scioglie la foschia del bosco; stiamo camminando lungo una pista che Buck, col suo occhio acuto, e il fiuto, ha individuato ieri sera. Un orso di quelli buoni, dice, degna conclusione di una stagione benedetta dal Signore. Proseguo dietro di lui, e tengo d'occhio il burrone alla nostra destra, e le rocce sulla sinistra, non si sa mai dovesse spuntare qualche lupo affamato. Invece spunta un puma.
Buck si immobilizza. L'animale è a pochi metri da lui, su uno spuntone di roccia. Punto immediatamente il fucile.
-Stai fermo, Buck! Ce l'ho nel mirino!
Buck si blocca, e lancia un lamento. Non capisco. Non l'ho mai visto aver paura di nulla, eppure ora sembra una statua di cera, tremante, incapace di muoversi. Allora ricordo il suo racconto. Accarezzo leggermente il grilletto, pronto a far fuoco, perché vedo che il puma si sta preparando a lanciarsi sul mio fedele amico. Ma, inaspettatamente, Buck si sposta a destra, mettendosi fra la mia carabina e l'animale.
-Buck! Che diavolo stai facendo! Spostati, ce l'ho nel mirino! Mi copri il tiro!
Lui non si muove, e accoglie il salto del puma verso la sua gola, senza spostarsi. I due animali si dibattono sul duro pietrisco, e io non riesco a mirare, in quelle condizioni.
-Maledizione!- urlo, -maledetto sia...
Nella lotta, le due figure si avvicinano al bordo della scarpata, e senza darmi nemmeno il tempo di finire la mia imprecazione, rotolano giù, trascinando nella caduta cespugli e rovi, finendo nel fiume, che scorre in fondo al dirupo.
Resto per qualche istante a fissare il punto dove Buck e il puma sono scomparsi, incapace di mettere a fuoco qualcosa, che mi ronza in testa. Sembrava quasi che il cane cercasse tale fine, quasi ad espiare quel fatto, accaduto tanti anni prima, che aveva portato alla morte di Odakota. Infine comprendo. L'espiazione non fa parte della testa di un cane da caccia, è un concetto troppo umano. La punizione si, invece. Buck si è voluto punire per quella che riteneva una sua colpa, e che l'ha accompagnato in tutti questi anni. Perché si sentisse in colpa non lo so, dal suo racconto non mi pare avesse fatto nulla di male, anzi, aveva cercato in tutti i versi di salvare Odakota, ma i cani ragionano a modo loro, o probabilmente mi è sfuggito qualcosa del racconto di Chuck. Sono solo un trapper, non ne capisco molto di filosofia, o quelle cose lì, insomma. Quello che penso, è che Dio -e questo vale anche per i cani- non ti manda contro un puma due volte per lo stesso motivo. La prima volta, magari, è una prova, ma la seconda è un dono, un premio. L'ammazzi, ti porti la pelle a St.Louis, e ci guadagni pure. Però può essere che mi sbagli, sono un trapper ignorante. So solo che avevo quel puma nel mirino, e l'avrei ammazzato, ma Buck me l'ha impedito, forse di proposito.
Non è detto sia morto, però, era un cane di razza, Buck. Magari se l'è cavata, laggiù nel fiume gelato. Ma ci credo poco. Anche se non fa parte della filosofia dei cani, è un fatto: i peccati ti raggiungono sempre, e bisogna saldare il debito.