Horses
Nato troppo tardi per la contestazione, troppo presto per l'edonismo, ho trovato il mio indirizzo fra la discografia dei Beatles, diventando un onnivoro consumatore di musica. Prima però vennero i fumetti. Tanti fumetti. Un'infanzia segnata dal tratto dinamico di Jack Kirby, e le storie intinte nell'enfasi cosmica di Stan Lee: i super-eroi Marvel, insomma.
Parallelamente alla mia esistenza di bravo ragazzo, portavo avanti una carriera underground assolutamente non retribuita, ma piena di soddisfazioni morali, di chitarrista, disegnatore, redattore di fanzine. Ne ho visti, umani privi di talento farsi strada nel difficile (difficile perché governato da incompetenti) mondo dell'Arte, e anche in quello dell'arte. Un fatto, questo, che ha sempre tracciato qualcosa di simile a un ghigno sardonico sul mio viso di eterno bambino.
Ecco, ciò che mi rode abbastanza è non soffrire, nè aver mai sofferto, della sindrome di Peter Pan. Non aver quindi mai avuto la dolce consolazione di poter chiamare la mamma (il papà non c'è più) quando tutto va a puttane - abbastanza spesso - e trovarmi, sconsolatamente, ma con ostinazione da Ariete, a strisciar fuori dalle rovine, all by myself, any time at all.
Ora lavoro nel campo dell'editing video (ma non faccio film), e in quello redazionale (ma non faccio il giornalista, anche se ho la tessera dell'Ordine).
Dati alla mano, sono nato il 25/03/1966, ho pubblicato un libro di poesie, Fantasmi al rallentatore, e ho avuto le mie storie, belle e brutte.
Un po' come tutti. Un po', non come tutti.
Parallelamente alla mia esistenza di bravo ragazzo, portavo avanti una carriera underground assolutamente non retribuita, ma piena di soddisfazioni morali, di chitarrista, disegnatore, redattore di fanzine. Ne ho visti, umani privi di talento farsi strada nel difficile (difficile perché governato da incompetenti) mondo dell'Arte, e anche in quello dell'arte. Un fatto, questo, che ha sempre tracciato qualcosa di simile a un ghigno sardonico sul mio viso di eterno bambino.
Ecco, ciò che mi rode abbastanza è non soffrire, nè aver mai sofferto, della sindrome di Peter Pan. Non aver quindi mai avuto la dolce consolazione di poter chiamare la mamma (il papà non c'è più) quando tutto va a puttane - abbastanza spesso - e trovarmi, sconsolatamente, ma con ostinazione da Ariete, a strisciar fuori dalle rovine, all by myself, any time at all.
Ora lavoro nel campo dell'editing video (ma non faccio film), e in quello redazionale (ma non faccio il giornalista, anche se ho la tessera dell'Ordine).
Dati alla mano, sono nato il 25/03/1966, ho pubblicato un libro di poesie, Fantasmi al rallentatore, e ho avuto le mie storie, belle e brutte.
Un po' come tutti. Un po', non come tutti.