Badwater, Death Valley
Il punto più basso d’America, Badwater. Death Valley. C’è una pozza d’acqua, salata come l’incantesimo di una strega. Il mare è stato qui, poi se n’è andato.
Tutto se n’è andato da Badwater, rimangono solo linee di bianca sconfitta sulle rocce, tutt’intorno questo buco profondo e umido.
Stavolta è proprio brutta. L’auto mi ha mollato. Si, do la colpa a lei, ma il coglione da prendere a calci in bocca sono io. Perché non ho fatto controllare il livello del fluido di raffreddamento, giù alla stazione di servizio? E’ proprio vero che, o sei nato per certe cose, oppure lascia perdere.
Potrei prendere un po’ di quell’acqua salata, laggiù, nel buco. Potrei, ma la guarnizione è bruciata, poi che faccio? Dieci metri, e di nuovo fermo come uno scorpione sotto il sole.
Scorpioni, si. Ne ho già visti parecchi, qua in giro. Mi salutano con la coda rizzata sul culo: “benvenuto, idiota!, vieni alla festa...”.
Scendo verso il fondo del buco, fa più fresco, e davvero non ho voglia di beccarmi pure un’insolazione.
Nessun dolore! Solo una piccola pressione sul collo del piede, e il veloce movimento della bestiaccia nera, che scappa. Tre secondi, e il cervello sbatte contro le pareti del cranio, lo stomaco si rovescia come un guanto e cado a terra, stecchito. Lo dicevo che c’erano troppi scorpioni...
Che ora è? Le dieci e un quarto, quando sono arrivato. Già faceva un caldo bestia. Ora non lo sento più, il caldo, non sento niente. L’ululato di un coyote, quello lo sento.
Non riesco a muovere la testa, ma avverto del movimento. Un’ombra sopra di me, attraversa il cielo, passa davanti al sole... viene giù in picchiata, un condor! Il canto del coyote è più vicino, ora. Cristo, che faccio?
Non succede nulla, ho paura. Almeno sentissi il becco rapace dell’uccellaccio stracciare i muscoli delle gambe, tirare la carne viva, almeno provassi dolore... almeno arrivasse il coyote, e con un colpo di zanne lacerasse la gola, che non riesco nemmeno a respirare, tanta è la paura, e il veleno, che mi brucia nelle vene... ma non succede nulla. Fino a quando arriva Lei.
Arriva, e la sento, anche se cammina scalza sulla sabbia di Badwater, la sento. Arriva e si ferma di fronte a me.
Che ci fai qui, a Badwater? Perché non sei vestita di nero? Ha una corona di fiori che le cinge i capelli, e collane di fiori ai polsi, e alle caviglie. Sono belli, quei fiori, anche se non li riconosco. Brillano sotto il sole, sembrano intrecciati con diamanti, e pagliuzze d’oro.
Perché non si avvicina? Prendi il coltello che ho in tasca, incidi la ferita, succhia via il sangue infetto e liberami da questa agonia infinita. Non rispondi. Perché?
Dietro di Lei delle ombre. Due figure. Guerrieri Timbisha. Fieri, scuri, fanno paura. Si piazzano al suo fianco. Che succede? Il rumore di ali... ecco il condor, non se n’era andato... vola sulla sua spalla, e lì si posa. Il canto... ecco il coyote che si avvicina, si accuccia ai suoi piedi. I guerrieri mi fissano. Anche Lei mi fissa, occhi neri, come la notte.
Che sta succedendo? Con movimenti lenti come una litania, i guerrieri prendono le sue mani, e strappano via con violenza i bracciali di fiori. E quelli che le cingono le bianche caviglie. Fanno a pezzi la corona, e gettano via i petali stropicciati. Lei sorride.
Il canto del coyote mi trafigge il petto, ma non c’è dolore. Il condor vola via dalla sua spalla, verso di me, appoggia gli artigli sul mio petto, senza farmi del male, e mi becca gli occhi, ma non c’è paura. Mi strappa via le palpebre, e benedico il suo morso. Ora vedo.
Mi sollevo da terra, anche se il mio corpo rimane disteso sulla sabbia di Badwater. Mi alzo e le vado incontro. Lei alza le braccia, e mi mostra i palmi delle mani. Faccio lo stesso. Le nostre mani si avvicinano, infine si toccano, palmo contro palmo. Ora sento.
Per un istante che dura una vita, rimaniamo così, fermi, palmi contro palmi, occhi negli occhi, fuori dal passato e dal futuro. Intorno a noi, fantasmi che divorano le anime, tenuti a bada dal condor e dal canto del coyote, e da due scuri guerrieri Timbisha. Ora capisco.
Mentre il sole raggiunge lo zenith sopra le nostre teste, mi sento come fossi dall’altra parte dei suoi occhi. E mi vedo.
La testa pulsa, il sangue ha ripreso a circolare nelle vene a velocità normale. Grazie a Dio non era uno scorpione particolarmente grosso, altrimenti a quest’ora sarei cibo per le termiti.
Cazzo di posto, Badwater! Ho un’emicrania pazzesca, e devo pisciare. Buttare fuori le ultime molecole di veleno.
Devo aver sognato, avuto una visione, un delirio febbricitante e assurdo, mentre l’organismo combatteva contro il succo di scorpione. Deve essere stata una visione, perché mi sento la testa occupata da qualcosa che prima non c’era. Ricordo vagamente qualcosa, una donna, strana, magnetica, sinistra, dagli occhi neri. E’ come fossi più consapevole. Beh, ricorderò tutto, prima o poi...
Torno verso la macchina. Il problema della guarnizione rimane, ma Badwater è un posto dove viene gente, è il punto più basso d’America, a livello del mare. Qualcuno mi darà un passaggio.
Vado verso la Chevy, parcheggiata sotto il sole di Badwater, mentre sento in lontananza una canzone dei Kyuss, la riconosco, si avvicina, insieme al rumore di una macchina, che viene a salvarmi.
So che un giorno incontrerò di nuovo la donna dagli occhi neri, che ho visto oggi, a Death Valley.